L’assiuolo Pascoli analisi

L’assiuolo Pascoli analisi e testo della poesia di Giovanni Pascoli intitolata L’assiuolo con riassunto, spiegazione e parafrasi

Pascoli L’assiuolo testo

Dov’era la luna? Ché il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù…

Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:
chiù…

Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?);
e c’era quel pianto di morte…
chiù…

L’assiuolo Pascoli parafrasi

Dov’era la luna? Non si vedeva perché
il cielo era immerso in un’alba color perla,
e perché il mandorlo e il melo sembravano ergersi
per vederla meglio.
Bagliori di lampi venivano
da un gruppo di nuvole nere, sparse laggiù.
Un verso veniva dai campi:
Chiù…

Le stelle brillavano qua e là
in mezzo al cielo color bianco latte;
sentivo l’ondeggiare del mare (simile a quello di una culla),
sentivo il fruscio tra i cespugli,
sentivo nel cuore un tremore
come un dolore lontano nel tempo.
Da lontano si sentiva il lamento:
Chiù…

Un leggero vento faceva oscillare
le vette degli alberi illuminate;
le cavallette facevano sentire i loro suoni striduli
simili ai suoni del sistro degli antichi egiziani
(risuonavano colpi brevi e staccati alle invisibili porte
che forse non si apriranno più?).
E c’era quel pianto di morte:
Chiù…

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L’assiuolo Pascoli riassunto

L’assiuolo è una poesia di Giovanni Pascoli pubblicata per la prima volta sulla rivista Il Marzocco nel 1897 e successivamente inserita nella sezione In campagna della quarta edizione di Myricae sempre nel1897.

Il poeta descrive un paesaggio notturno nel quale si distingue il canto di un assiuolo, più comunemente detto assiolo, un uccello rapace simile alla civetta. Il canto angoscioso dell’animale diventa per Pascoli l’occasione per una riflessione sulla vita e sulla morte dell’uomo.

La poesia è composta da tre strofe di sette novenari che si chiudono sempre con la parola “chiù”, una delle più famosi ed efficaci onomatopee di Pascoli che riproduce appunto il verso dell’assiuolo.

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L’assiuolo Pascoli spiegazione

La spiegazione della poesia L’assiuolo di Pascoli è data dal verso dell’assiuolo che preannuncia l’avvicinarsi della morte. Il poeta osserva l’alba del giorno che sta per nascere ma nel cielo in lontananza ci sono nuvole nere e bagliori di lampi. Come il lamento del rapace si fa sempre più intenso, così la morte si avvicina sempre di più e tutta la natura sembra partecipare a questo momento. Il verso dell’assiuolo, reso mirabilmente dall’onomatopea “chiù”,  fa nascere nel poeta un ricordo angoscioso del passato e successivamente, insieme al suono delle cavallette, gli fa ricordare l’antica cerimonia della dea Iside che prometteva la vita dopo la morte.

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Analisi L’assiuolo Pascoli

Concludendo l’analisi de “L’assiuolo” di Giovanni Pascoli si può dire che la poesia mette in risalto gli elementi più cupi della natura, come a stabilire che non è la vita a trionfare: la luna non compare, il poeta è dubbioso e ciò che veramente rimane è solo il verso dell’assiuolo, paragonato a un “pianto di morte”. Il linguaggio poetico è lirico, i due sentimenti preponderanti sono lo sguardo verso la natura e l’angoscia per il suono di morte scaturito dal rapace. Infatti la tesi dell’intera poesia è quella che tutta la natura partecipa all’annuncio della morte, preannunciata dall’onomatopeico, lugubre e ripetuto verso dell’assiuolo (chiù, chiù, chiù).