Falsetto Montale analisi
Falsetto Montale analisi, commento, testo e parafrasi della poesia di Eugenio Montale intitolata “Falsetto”.
Poesia Falsetto Montale
La poesia Falsetto di Eugenio Montale è contenuta nella raccolta “Ossi di seppia”, pubblicata nel 1925. Si pensa che Montale, uno dei massimi poeti italiani del Novecento, abbia scelto il titolo “Ossi di seppia” per descrivere come in quel periodo fosse rimasto poco o nulla della libertà dell’uomo, esattamente come quando muore una seppia rimangono solo gli ossi, che quindi rappresentano metaforicamente il pensiero e l’anima, le uniche cose che non possono essere tolte all’uomo.
Falsetto Montale testo
Esterina, i vent’anni ti minacciano,
grigiorosea nube
che a poco a poco in sé ti chiude.
Ciò intendi e non paventi.
Sommersa ti vedremo
nella fumea che il vento
lacera o addensa, violento.
Poi dal fiotto di cenere uscirai
adusta più che mai,
proteso a un’avventura più lontana
l’intento viso che assembra
l’arciera Diana.
Salgono i venti autunni,
t’avviluppano andate primavere;
ecco per te rintocca
un presagio nell’elisie sfere.
Un suono non ti renda
qual d’incrinata brocca
percossa!; io prego sia
per te concerto ineffabile
di sonagliere.
La dubbia dimane non t’impaura.
Leggiadra ti distendi
sullo scoglio lucente di sale
e al sole bruci le membra.
Ricordi la lucertola
ferma sul masso brullo;
te insidia giovinezza,
quella il lacciòlo d’erba del fanciullo.
L’acqua è la forza che ti tempra,
nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi:
noi ti pensiamo come un’alga, un ciottolo
come un’equorea creatura
che la salsedine non intacca
ma torna al lito più pura.
Hai ben ragione tu!
Non turbare
di ubbie il sorridente presente.
La tua gaiezza impegna già il futuro
ed un crollar di spalle
dirocca i fortilizî
del tuo domani oscuro.
T’alzi e t’avanzi sul ponticello
esiguo, sopra il gorgo che stride:
il tuo profilo s’incide
contro uno sfondo di perla.
Esiti a sommo del tremulo asse,
poi ridi, e come spiccata da un vento
t’abbatti fra le braccia
del tuo divino amico che t’afferra.
Ti guardiamo noi, della razza
di chi rimane a terra.
Falsetto Montale parafrasi
Per iniziare la parafrasi della poesia Falsetto di Montale bisogna dire che Esterina, la ragazza su cui è incentarta la lirica, ha vent’anni: è all’apice della giovinezza, destinata ormai a dissolversi. Per questo il poeta parla di minaccia: la giovinezza, essendo proiettata verso il futuro, è presentata come avvolta da una “grigiorosea nube”, poiché reca in sé il germe della dissoluzione. Esterina sta per tuffarsi nel mare, la cui apparente positività nasconde però numerose insidie. La ragazza sarà infatti sommersa nella “fumea” e gli schizzi d’acqua sono “fiotto di cenere”, perciò il corpo emergerà dalle acque adusto ovvero bruciato. Ma nonostante questo, Esterina non solo non teme il mare, anzi, mostra di voler andare oltre verso “un’avventura più lontana”: nel suo incedere, assomiglia a Diana, la dea della caccia. Nei versi 17-21 è presente una metafora musicale, perfettamente collegata al titolo della poesia, in cui Montale augura a Esterina “un concerto ineffabile di sonagliere”, ossia un’esistenza “armonica”, non segnata dall’angoscia. Il futuro non preoccupa Esterina, paragonata qualche verso dopo a una lucertola: infatti la giovane ragazza si distende “sul masso brullo” come fanno le lucertole e inoltre è insidiata dalla giovinezza proprio come l’animale è insidiato dal “lacciòlo d’erba” che il fanciullo gli tende. Proseguendo ritorna ancora il motivo dell’acqua: “L’acqua è la forza che ti tempra, nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi” Qui Montale parla del mare come se rappresentasse la vita e la meraviglia di viverla senza timori verso il futuro. Esterina è presentata come una “equorea creatura”, cioè una creatura “che la salsedine non intacca”, una creatura positiva che non turba di “ubbie”, di timori la propria esistenza. É Esterina che esce vincente dal conflitto con l’io lirico del poeta perchè riesce con “un crollar di spalle” a dirimere “i fortilizi del domani oscuro”. Nella poesia Falsetto di Montale la terra rappresenta invece quanti rimangono a guardare con latente invidia perchè incapaci di sopire l’angoscia. L’io lirico del poeta fa proprio parte di coloro che non sono in grado di immergersi d’impeto nella vita, destinati a un fallimento già scritto nel loro stesso atteggiamento.
Falsetto Montale analisi
Nell’analisi della poesia Falsetto di Montale si notano 3 metafore fondamentali. “Proteso a un’avventura più lontana, l’intento viso che assembra l’arciera Diana”: nella prima metafora la giovinezza, che sa districarsi tra le difficoltà e superarle, ha il carattere della mitologia, infatti ciò che emergerà dal fiotto di cenere sarà una donna positiva, senza timore di vivere appieno la propria esistenza.
Alla metafora mitologica ne segue una naturalistica: “ricordi la lucertola ferma sul masso brullo; te insidia giovinezza, quella il lacciòlo d’erba del fanciullo” Esterina vive senza rendersene conto, “tanto più la dubbia dimane non la impaura, tanto più la sua leggiadria aumenta”. L’esistenza è affidata al caso, esattamente come la sopravvivenza della lucertola davanti al lacciòlo d’erba che il fanciullo le porge.
Nell’analisi della lirica Falsetto di Eugenio Montale la terza metafora è legata al mare, che rappresenta il flusso vitale, in cui Esterina decide volontariamente di lanciarsi: dopo la dea statuaria e priva di passioni e la lucertola incosciente, per la prima volta la ragazza diventa donna, figura pienamente capace di decidere del proprio destino. Esterina affronta la vita come un gioco, si lascia andare nel mare che l’ha generata (“L’acqua è la forza che ti tempra”) segnando la distanza tra il suo mondo vitale e positivo e quello del poeta, il tipico mondo di chi rimane a terra a osservare chi vive per davvero con un pizzico di invidia.
Falsetto Montale analisi e commento
Per fare un’analisi e un commento della lirica Falsetto di Montale, fra le prime della raccolta Ossi di seppia, bisogna sottolineare il fatto che il tema centrale del componimento è la contrapposizione tra l’io del poeta che si sente irrimediabilmente prigioniero del «male di vivere» e quanti invece si liberano dall’angoscia riuscendo a vivere felici, categoria ottimamente rappresentata dal personaggio di Esterina.
In Falsetto Esterina è il simbolo della vita che si realizza, non compressa dall’ angoscia e dalla riflessione che paralizza: le basta una crollata di spalle per distruggere “i fortilizi del domani oscuro”. Esterina raggiunge una felicità quasi di tipo pagano nell’immedesimazione stessa con la natura, aderendo totalmente alla vita e alla realtà. Esterina è riuscita a infrangere quella «campana di vetro» che invece separa il poeta dalla felicità. II poeta è viceversa «della razza di chi rimane a terra», di chi è condannato a osservare da lontano la vita, bloccato nella sua stessa angoscia. Esterina non percepisce la minaccia del tempo che passa, proprio per questo è «divina» e felice: invece Montale la percepisce e quasi trema per lei, pregando che il destino non le riservi quelle delusioni e quell’angoscia che lo costringono a osservare da lontano la vita che si realizza.