Editto Saint Cloud
Editto Saint Cloud, l’editto emanato a Saint Cloud da Napoleone nel 1804 che sancì la nascita dei cimiteri moderni e ispirò a Foscolo il carme Dei Sepolcri.
Quando è stato firmato l’Editto di Saint Cloud?
L’Editto di Saint Cloud, il cui nome ufficiale è “Décret impérial sur les sépultures”, venne emanato da Napoleone il 12 giugno 1804. Bonaparte, affiancato dal segretario di stato Hugues Maret, firmò l’editto nel Castello di Saint Cloud, una delle residenze preferite dall’imperatore. Oggi il castello non esiste più perchè il 13 ottobre 1870 venne distrutto da un incendio causato da un bombardamento francese nella guerra franco-prussiana.
Cosa diceva l’Editto di Saint Cloud?
L’Editto di Saint Cloud regolava precisamente la pratica delle sepolture sancendo così la nascita dei cimiteri moderni. L’editto stabilì che le tombe fossero tutte uguali e venissero poste in luoghi arieggiati e soleggiati al di fuori delle mura cittadine. Erano infatti due le finalità, una di carattere igienico-sanitario e una di carattere più strettamente politico. Da un punto di vista igienico era necessario evitare di continuare a stipare i corpi dei defunti nelle chiese, pratica che favoriva la diffusione di malattie e terribili olezzi. Invece da un punto di vista politico, stabilendo che le tombe fossero tutte uguali, l’editto rispettava pienamente il principio rivoluzionario dell’uguaglianza. Fu però istituita una commissione di magistrati per decidere se concedere alle famiglie illustri di avere in concessione dei terreni su cui costruire il loro sepolcro con annesso il monumento commemorativo.
Editto Saint Cloud Foscolo
In Italia l’Editto firmato a Saint Cloud aveva acceso diverse discussioni tra gli intellettuali: alcuni erano favorevoli mentre altri, credendo nel valore religioso e sociale del sepolcro, contestavano questa legislazione di impronta chiaramente illuministica. Inizialmente Ugo Foscolo, avendo di base un’idea materialista, era favorevole al provvedimento: cambio però opinione in seguito a un confronto col poeta Ippolito Pindemonte che avvenne nel noto salotto letterario di Isabella Teatochi Albrizzi. Inizialmente Foscolo non credeva nel valore della tomba ma nel corso del confrontò maturò un’idea diversa iniziando a vedere il sepolcro come un nucleo in cui condensare affetti e valori etici e politici. Proprio da queste idee nascerà il carme Dei Sepolcri, scritto da Foscolo nel 1806 e pubblicato l’anno successivo. Il carme, composto da 295 endecasillabi sciolti, venne dedicato proprio a Ippolito Pindemonte, a cui Foscolo si rivolge in maniera diretta in tutto lo scritto.