Cicerone morte

Cicerone morte del grande oratore romano che avvenne nel 43 a.C. per mano di due sicari su ordine di Marco Antonio. Ricostruiamo le vicende che portarono Cicerone alla morte…

Chi era Cicerone nell’antica Roma?

Marco Tullio Cicerone è stato un avvocato, scrittore e politico romano. Fu il più grande oratore dell’antica Roma e strenuo difensore della Repubblica, celebre è la sua denuncia della congiura di Catilina che gli valse l’appellativo di Pater Patriae, Padre della Patria. Successivamente anche durante le guerre civili, pur rendendosi conto che l’esperienza della repubblica romana stava volgendo al termine, la difese fino alla fine e questo gli costò la vita portando Cicerone a una morte violenta per mano di sicari.

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Cicerone fu anche un filosofo e un grande ammiratore della cultura greca: ebbe il merito di far conoscere ai Romani la filosofia greca creando un lessico filosofico latino impegnandosi a trovare, per tutti i termini specifici del linguaggio filosofico greco, il corrispondente vocabolo latino.

Dove viveva Cicerone?

Cicerone nacque in una famiglia equestre ad Arpino, località attualmente in provincia di Frosinone, nella zona in cui il Fibreno confluisce nel fiume Liri.

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Qual è il pensiero politico di Cicerone?

Dall’inizio della sua avventura politica fino alla morte Cicerone fu legato all’ordinamento repubblicano e ai valori tradizionali della civiltà romana come la pietas, il senso civico, il rispetto delle leggi, tutti valori che andavano a formare il Mos maiorum ( che letteralmente significa “costume degli antenati” nel senso di usanza). In un momento di forte crisi della Repubblica, Cicerone elaborò un pensiero politico e filosofico volto a garantire la sopravvivenza delle strutture di governo repubblicane, sempre cercando un ampio consenso popolare.

La morte di Cicerone

Dopo l’uccisione di Cesare da parte di Bruto, alle Idi di marzo del 44 a.C., gravava su Cicerone il sospetto di essere stato al corrente della congiura. Infatti Bruto, il cesaricida, lo aveva indicato come la persona che sarebbe stata in grado di restituire ai romani la libertà repubblicana. In effetti, dopo la morte di Cesare, Cicerone aveva assunto un ruolo di primo piano sempre con l’obiettivo politico di ricostituire un forte partito senatorio in grado di salvare la repubblica dalle ambizioni di forti personalità che stavano emergendo in quel periodo, in particolare Marco Antonio.

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Infatti Marco Antonio nel frattempo era diventato il leader dei popolari e contro di lui Cicerone si scagliò con forza pronunciando alcune delle sue orazioni più violente, le famose Filippiche. Cicerone contava sull’appoggio di Ottaviano, pronipote di Cesare e suo erede. Ma Ottaviano fece un accordo politico con Marco Antonio e con Lepido creando il secondo triumvirato e Cicerone, per volere di Antonio, venne inserito nelle famigerate liste di proscrizione. I personaggi inseriti in queste liste venivano considerati nemici dello stato e potevano essere uccisi in qualsiasi momento senza che l’omicidio venisse considerato reato. Dopo diversi tentennamenti e ripensamenti, Cicerone decise di scappare e si rifugiò nella sua villa di Formia. Quando arrivarono i sicari mandati dai triumviri trovarono la villa vuota perchè Cicerone si stava facendo portare al porto di Gaeta per salpare e raggiungere la Grecia. Fu un liberto di nome Filologo a tradirlo indicando ai sicari il percorso seguito dalla lettiga. Cicerone, accortosi che i sicari si avvicinavano di corsa, ordinò ai suoi servi di fermarsi e deporre la lettiga. Sporse il collo fuori dalla lettiga e fissò in volto i suoi carnefici che gli mozzarono la testa e la portarono ad Antonio, che ordinò di tagliare anche le mani che avevano scritto contro di lui le Filippiche. La morte di Cicerone avvenne il 7 dicembre del 43 a.C. Con una macabra e violenta decisione, Marco Antonio fece esporre sui rostri le mani e la testa di Cicerone affinchè tutti i Romani, che pochi mesi prima avevano acclamato il grande oratore, potessero vederle.