A se stesso analisi

A se stesso analisi, testo e riassunto della poesia “A se stesso” di Leopardi con parafrasi del testo e commento

A se stesso Leopardi analisi

L’analisi di “A se stesso” di Leopardi parte col dire che si tratta della quarta poesia del ciclo di Aspasia ed è  certamente il componimento più drammatico e doloroso di tutto il ciclo. In questa poesia il poeta manifesta pienamente l’intenso dolore provocato dal fallimento della passione per la bella signora Fanny Targioni Tozzetti. Leopardi, consapevole che questa passione amorosa per Fanny sia l’ultima possibilità che la sua breve vita gli avrebbe potuto dare, considera “A se stesso” la poesia del “non ritorno all’amore”, inteso come l’amore vissuto in prima persona. Infatti il poeta, insieme all’amico Antonio Ranieri, poco tempo dopo partì per Napoli dove scrisse l’ultima poesia del ciclo di Aspasia, sempre indirizzata a Fanny, con cui Leopardi chiuse definitivamente la trattazione di sentimenti amorosi. Dopo la fine del ciclo di Aspasia Leopardi infatti scrisse altri canti di filosofia e politica, canti in cui però mancava la passione d’amore.

A se stesso analisi

A se stesso commento

Il commento della poesia “A se stesso” inizia dicendo che nel componimento Leopardi si rivolge al suo cuore, profondamente ferito dal fallimento della passione per la bella Fanny. In preda alla più cupa disperazione, il poeta disprezza e odia tutto il mondo, dalla Natura ad Arimane, il dio del Male, che sparge il male sulla terra e sugli uomini di nascosto. La poesia è contemporanea proprio allo scritto “Ad Arimane” ed insieme i due testi manifestano lo stato di profonda disperazione a cui era arrivato il poeta. Sono per Leopardi anni di sofferenza anche per i gravi malanni che logoravano il suo gracile corpo, anni in cui il poeta ha tuttavia composto veri e propri capolavori poetici. “A se stesso” fu composta nel 1833 mentre la morte di Giacomo Leopardi avvenne il 14 giugno del 1837 ad appena 39 anni.

A se stesso analisi

L’analisi di “A se stesso”, canto composto da Leopardi nell’estate del 1833, prosegue indicando che questo componimento è il numero XXVIII dei “Canti” ed è composto da sedici versi di una sola strofa che va a condensare l’estrema disperazione del poeta.

A se stesso Leopardi testo

Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
Ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento. 
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, né di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta omai. Dispera
L’ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera, 
E l’infinita vanità del tutto.

A se stesso parafrasi

Qui di seguito la parafrasi di A se stesso di Leopardi:

Tu, stanco cuor mio, ora riposerai per sempre.
L’ultima illusione amorosa, che io credevo eterna,
è morta. Perì. So perfettamente che non solo
la speranza è spenta, ma anche il desiderio
delle care illusioni è scomparso.
Giaci per sempre. Assai
palpitasti. Nessuna cosa terrena
vale i tuoi sentimenti,
né la terra è degna dei tuoi sospiri.
La vita, amara e noiosa, non è altro
che nulla; e il mondo è fango.
Acquietati ora. Non sperare più.
Il fato ha donato
agli uomini non altro che il morire.
Ormai, tu cuore mio, odia Te stesso, la natura,
“la somma intelligenza” (del male), la quale, invisibilmente, governa
gli uomini a loro comune danno
e, tu cuore mio, odia l’infinita nullità dell’universo.

A se stesso Leopardi riassunto

Per fare un riassunto di “A se stesso” di Leopardi si può dire che il canto esprime appieno lo stato di sconforto e disperazione del poeta. Tenendo conto delle precarie condizioni di salute e dello stato depressivo in cui si trovava, la cocente delusione d’amore per la bella signora Fanny rappresenta uno smacco per l’animo sensibile diLeopardi, per questo il canto “A se stesso” esprime in modo tremendo sia il dolore del poeta sia l’accusa ad Arimane, il dio del male, che governa di nascosto tutti gli uomini facendoli soffrire. Per Leopardi l’infelicità degli uomini è l’unica vera e grande realtà e da questa tremenda constatazione deriva il pessimismo cosmico leopardiano di cui la poesia “A se stesso” rappresenta una delle espressioni più efficaci. Il poeta, non potendo manifestare il suo sentimento, esprime tutte le sue potenzialità affettive verso l’amore e verso la vita condensando in questo canto tutto lo sgomento verso il mondo circostante.

A se stesso analisi

A se stesso commento

Proseguendo nel commento di A se stesso, si può infine dire che la bellezza del canto è sprigionata dall’intensa tristezza, mirabilmente condensata nei brevi e spezzati versi. La stessa tristezza, che pervade interamente il componimento, viene sublimata da Leopardi che riversa tutto il suo dolore nell’ “infinita vanità del tutto”.